Sottomissione?

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Sottomissione?

Parola di Vita
Martedì 01 Feb 2022
Tags: donnasottomissionemigliemarito
Con questo semplice articolo cercheremo di affrontare un concetto alquanto discusso, vale a dire la sottomissione della donna. Proveremo a farlo iniziando a leggere una parte della Bibbia abbastanza contestata, con il fine di vedere poi “alla luce delle Scritture” se effettivamente Dio tolleri certi atteggiamenti o se invece la Sua volontà è stata distorta.

 
Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui, che è il Salvatore del corpo. Ora come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa. Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama sé stesso. Infatti, nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diverranno una carne sola. Questo mistero è grande; dico questo riguardo a Cristo e alla Chiesa. Ma d'altronde, anche fra di voi, ciascuno individualmente ami sua moglie, come ama sé stesso, e altresì la moglie rispetti il marito. (Ef. 5:22-33)

 
Leggendo dalla lettera agli Efesini, apprendiamo quali erano le indicazioni date dall'apostolo del Signore, riguardanti i comportamenti da seguire in famiglia durante la vita di tutti i giorni, quello stile di vita cioè pratico, consono di chi ha creduto, quello vero, quello vissuto dentro le proprie mura, quello adottato dal marito come re e sacerdote e della moglie come madre (anche del marito) e angelo della casa; questo concetto veniva insegnato in tutte le Chiese
 
Se Paolo avesse avuto una famiglia propria, avrebbe potuto trasmettere degli insegnamenti nati da esperienza personale, ritenuti corretti magari visti i buoni risultati. Qualcuno li avrebbe potuti contestare proprio perché i modi usati si sarebbero tramutati nel tempo e nelle culture in pratiche inusuali, ma Paolo una famiglia, per scelta non la ebbe. Allora quale è il senso delle cose affermate? E perché usa questi termini?
 
L’apostolo trasmette ciò che ricevette dal cielo, quello chiamato "il suo evangelo" perché al contrario degli altri, da lui definiti sommi apostoli perché erano stati con il Maestro proprio nel periodo nel quale invece Saulo devastava la chiesa, lui lo ha ricevuto direttamente da Gesù, per questo motivo lo chiama suo, sa che ha ricevuto tanta grazia e questa grazia lo ha portato a dare il meglio di se e a parlare solo di quello che aveva udito, così il suo dire ci dà la sicurezza di essere "il dire del cielo" e non, come molti sostengono, dei pensieri di uno che non conosce la famiglia e che a quanto pare, da buon maschilista, sa come far stare la donna al suo posto. Per grazia di Dio però sappiamo non essere così, anzi vedremo che al contrario di come si possa pensare, Paolo amava le donne il cui cuore era fedele al Signore, di queste ne elogiava la fede, ne prendeva le difese, se ne circondava sapendo ovviamente quale ricchezza Dio aveva concesso all’uomo in quanto aiuto convenevole, quel tipo di aiuto cioè il quale uno può pure non accettare e decidere di fare lo stesso lavoro mettendoci in più fatica, tempo, sofferenza, tribolazione, perseveranza.
 
Reagiva con toni alti quando si accorgeva di altre intenzioni frutto del disordine e per questo è stato bollato come il maschilista che non dà spazio alla donna. Noi invece, leggendo la Scrittura, abbiamo appreso che questo suo comportamento frutto della sua personalità, era lo stesso con tutti, basta ricordare il suo “non resistere in faccia” con Pietro o i toni usati alle lettere ai Corinzi o ai Galati ecc.
 
Ovviamente sappiamo che portare avanti l’opera del Signore richiede uno sforzo costante, infatti, non possiamo essere diversi dal nostro Maestro, quindi perché non accettare un aiuto efficace, stabilito da Dio? Paolo ne era a conoscenza e se ne serviva senza fare tutte quelle storie che oggi si odono.
 
“Mogli state sottomesse ai vostri mariti” dopo questa frase verrebbe voglia di smettere di andare avanti, ma ricordandoci di quanto detto prima cerchiamo di capire a cosa si stesse riferendo l’apostolo e perché usa queste parole. Sappiamo che la sottomissione non è una gran bella cosa soprattutto secondo la nostra cultura e a dire il vero non lo è mai stata né lo è per tutte le culture. Sappiamo cosa ha implicato e cosa implica ancora oggi dove questa è esercitata.
 
Possibile che Dio tolleri questi atteggiamenti? Possibile quindi che i Suoi messaggeri la pratichino e la insegnino? Sembrerebbe di sì, ma come vedremo è una verità completamente distaccata dal concetto trattato. Può darci molta chiarezza in merito un altro versetto:
 
Così, infatti, si ornavano una volta le sante donne che speravano in Dio, restando sottomesse ai loro mariti, come Sara che obbediva ad Abraamo, chiamandolo signore; della quale voi siete diventate figlie facendo il bene senza lasciarvi turbare da nessuna paura. (1P.3:5-6)
 
Ancora la sottomissione, ma adesso inizia ad assumere un significato meno gravoso, infatti, le sante donne che speravano in Dio se ne adornavano, se sante non potevano adornarsi di una cosa così orribile altrimenti non sarebbero state sante ma martiri e lo facevano perché speravano in Dio, quindi si rendevano gradite a Dio praticando la Sua volontà, infatti sapevano che quando Dio creò la donna mica la creò per farne una schiava ad Adamo, né una serva, né una creatura simile agli animali creati prima e messi a sua disposizione, la creò attraverso una parte del corpo di Adamo, ne fece una sua estensione, ne fece ossa delle sue ossa e carne della sua carne, (come capì subito il primo uomo), per essere un aiuto convenevole e in effetti Adamo affrontò il resto della sua vita nel bene e nel male insieme ad Eva la quale condivise con lui gioie e dolori rendendo la gioia di Adamo doppia (una gioia in due diventano due gioie, ridere da soli non è come ridere in compagnia) e il peso del dolore più leggero, (un peso portato in due assume la metà della sua consistenza, nei momenti più bui il solo avere vicina una persona amata ci fa sentire più sicuri e più forti). Ecco il creato secondo il disegno di Dio.
 
Quindi, tornando a Sara, non lo chiamava signore perché una autorità così grande, ma perché lui al contrario di quanto si pensi la trattava come una regina e di conseguenza Sara non ne approfittava fino a fare quello che voleva, conoscendo la volontà di Dio rimaneva ferma nella posizione assegnatagli dal Signore. Infatti, se leggiamo dalla Genesi, notiamo che Abramo benché non riuscisse ad avere figli non cercò altre concubine com'era lecito, a quei tempi, e stette vicino a Sara sua moglie senza cercare altre alternative. Ovviamente se l'avesse fatto sarebbe stato giustificato perché come detto prima a quei tempi era lecito avere più di una moglie e se poi c'erano problemi di sterilità questa scelta diventava la più plausibile, eppure Abramo non cercò mai un'altra donna, solo dopo molto tempo quando Sara si arrese all'attesa di un figlio, allora, eseguì il volere di sua moglie ad unirsi con la serva Agar per avere quel bambino tanto atteso e desiderato.
 
Potrebbe sembrare una cosa semplice o un sacrificio senza sforzo ma in realtà non conosciamo né l'aspetto né l’età della serva che Sara gli indicò, sappiamo solo che era la sua serva cioè una donna che non si occupava di altro se non della sua signora. Ora, Sara avrebbe voluto accanto una donna magari più giovane, più bella e anche feconda e sempre sotto gli occhi di Abrahamo? Il senno dice di no. Certo queste sono considerazioni che non trovano riscontro nelle Scritture, però dalle stesse sappiamo che Sara era una donna bellissima, di Agar la Bibbia in quanto l’aspetto non dice nulla, rimane il fatto che con quella Abramo si dovette unire.
 
Quando Agar si accorse di essere incinta e iniziò a disprezzare la sua signora, Sara si lamentò con Abrahamo il quale non fece nulla per preservare il figlio che avrebbe presto tenuto fra le mani, ma onorò sua moglie e le permise di trattare male la sua serva fino a farla fuggire, quando seppe che era andata non cambiò la sua scelta, infatti, non inviò nessuno a cercarla.
 
Successivamente dopo la nascita di Isacco, Sara volle mandare via sia Agar sia Ismaele, e Abrahamo li mandò senza dire o fare nulla per convincere sua moglie a cambiare idea. Riuscì ad allontanare suo figlio senza opporsi alla sua signora. Sembrerebbe quasi che stiamo parlando di un altro Abraamo, non il condottiero, quello che risolveva i problemi con la spada!
 
Altro che signore-padrone, signore nell’onorare la propria moglie!
 
Tutto quello che Sara chiedeva, Abrahamo le dava, sapeva che secondo il volere di Dio, sua moglie era la cosa più importante e preziosa che aveva e per questo doveva tutelarla in ogni modo. Dal canto suo Sara non andava oltre tanto da rendere suo marito succube delle sue volontà e apprezzando quell’uomo il quale era sempre lì vicino a lei in ogni situazione lo faceva suo signore. L’esempio di Sara è il modello da seguire, obbediva ad Abraamo chiamandolo signore, (lei riconosceva quel titolo segno delle premure di suo marito), ma sapeva quando fermarsi ecco perché questo esempio veniva insegnato nelle Chiese.
 
Infatti, se tornando ai versetti su Efesini leggiamo quali sono gli atteggiamenti che il marito deve avere nei confronti della propria moglie, i quali la spingono, per amore, (come l’amore di Dio che ci spinge al ravvedimento), a seguire I 'esempio di Sara anche lei indotta dall’amore del marito.
 
Se la donna deve essere sottomessa al marito come a Cristo, il marito da parte sua deve:

  • Amare la propria moglie come Cristo ha amato la Sua Chiesa, (e se pensiamo quanto è costato a Cristo allora potremmo capire quanto abbiamo da imparare).
  • Amarla come si ama la propria persona
  • Nutrirla e curarla teneramente

 
Dove è il despota? Non era proprio quello che faceva Abraamo?
 
Altrove addirittura è scritto:
 
Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Onoratele, poiché anche esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite (1P. 3:7)
 
L'uomo deve vivere con la propria moglie, come Adamo visse sempre insieme ad Eva o come Abraamo visse sempre insieme a Sara, senza stancarsene ma continuando ad offrirle il riguardo dovuto.
 
E quale sarebbe questo riguardo dovuto alla donna nell’ottica della sottomissione come a uno superiore? Il riguardo dovuto “come” ad un vaso delicato. Non “è” un vaso delicato ma fin dal principio Dio ha stabilito che l’uomo si deve porgere verso la propria donna “come” se questa fosse per lui estremamente unica e preziosa. Dal canto suo la donna “rispetti il marito”, non ne prende il posto né lo costringe come uno che debba vivere ai suoi piedi.
 
Forse queste poche righe possono essere come una goccia in mezzo al mare di argomentazioni, a torto, o a ragione sulla vita di coppia oggi, ma quanto meno ci hanno dato un po' di chiarezza in più su cosa voglia dire la Bibbia quando parla di sottomissione della donna e di come le coppie nella fede debbano vivere la propria relazione. È ovvio, abbiamo trattato un argomento, (quello della sottomissione), molto vasto, sul quale ci sarebbe ancora molto da dire, ma per adesso, va bene così. La grazia di Dio allarghi i nostri confini, Shalom.


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